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Soste in attesa delle operazioni di Carico e Scarico

Il tema delle soste in attesa delle operazioni di carico e scarico è un punto non ancora risolto nella gestione operativa delle nostre filiere logistiche, nonostante i diversi interventi legislativi e i vari confronti avuti nel tempo.

Questa questione, infatti, non può essere unilateralmente considerata come una richiesta delle aziende di trasporto (o delle loro rappresentanze associative), poiché rappresenta un elemento costituente reato alla operatività tanto dei vettori, quanto della committenza, nonché un fattore di rischio per la sicurezza dei luoghi di lavoro e della circolazione stradale.

L'articolo 6 bis del decreto legislativo n. 286/2005, introdotto dalla legge 127/2010, stabilisce una normativa in materia di tempi di attesa per il carico e lo scarico delle merci, con l'obiettivo di promuovere comportamenti virtuosi che portino ad una migliore gestione delle operazioni di carico e scarico, garantendo tempi precisi e riducendo le attese.

Pur essendo trascorso un lungo periodo di tempo, l'obiettivo prefissato è ancora fuori dalla nostra portata e la mancata adozione di buone pratiche ha avuto ripercussioni di vario genere nel corso degli anni.

 

Carenza di Personale Viaggiante (soggettivo): con riflessi sulla vita privata degli autisti, che riducono il tempo alla guida, e li portano a rimanere lontani dalle loro famiglie.

 

Rischi per la Sicurezza (oggettivo): con riflessi sulla concentrazione dell'attività lavorativa dell'autista e quindi sulla capacità di garantire standard di sicurezza negli impianti e nella circolazione stradale.

 

Mancanza Trasparenza dei costi del trasporto (economico): con un aumento dei costi fissi a carico delle imprese di trasporto, spesso non trasparenti negli accordi economici tra committenti e

vettori

CARENZA di PERSONALE VIAGGIANTE (soggettivo):

 

E' stato accertato che le soste prolungate in attesa delle operazioni di carico o scarico sono uno dei principali fattori di stress per gli autisti.

La persona che dedica la sua formazione e le sue risorse finanziarie per accedere alla professione di autista, ha come obiettivo la guida del veicolo. Come tutti possiamo riconoscere nella nostra esperienza privata, l'attesa genera un effetto psicologico negativo soprattutto quando non previsto.

Inoltre, le attese si traducono in una "occupazione" dei tempi di impegno limitati dalla norma sull'attività dell'autista, che dovrà poi necessariamente occupare la guida e le pause all'interno dello stesso spazio temporale previsto. Questo significa che le attese porteranno l'autista a doversi fermare lontano da casa, dalla propria famigliache in realtà è l'esigenza primaria della vita umana.

 

 

RISCHI per la SICUREZZA (oggettivo):

 

E noto che, l'attività lavorativa di ogni autista (non solo quella di guida vera e propria) è oggetto di una stringente disciplina, la cui violazione può avere anche rilievo anche penale (e non solo per il vettore, quale datore di lavoro), la ragione per cui si effettuano scansioni così dettagliate dei tempi di guida, interruzioni, altri compiti e pause è l'importanza di avere autisti altamente concentrati al volante e in grado di gestire efficacemente le diverse mansioni lavorative, al fine di evitare errori o comportamenti che possano mettere a rischio non solo il carico e il veicolo, ma anche la sicurezza delle altre persone che si trovano a circolare sulla strada o a lavorare nelle aree di carico e scarico. E' evidente che un conducente costretto ad aspettare, imprigionato tra l'esigenza di effettuare una consegna (o un ritiro) e il dovere di rispettare un rigoroso programma di orari, non potrà affrontare il resto della sua giornata lavorativa con tranquillità, sia a causa dello stress accumulato durante l'attesa, sia per la possibilità di non poter riprendere la guida e arrivare a destinazione (o tornare alla base di partenza) in tempo.

Non è necessario elencare gli incidenti, spesso fatali, che possono essere causati da uno stato psicofisico non ottimale dell'autista: la logistica è tenuta, sotto un punto di vista etico, a proteggere non solo i suoi interessi economici, ma anche la sicurezza delle strade.

Inoltre, non va ignorato il rischio di un aumento di veicoli parcheggiati all'interno (o nei pressi) dei luoghi di carico o scarico: ciò rappresenta un pericolo da due punti di vista. Da un lato, la sovrappopolazione dei luoghi aumenta in modo esponenziale il rischio di collisioni, con possibilità di incidenti che coinvolgono sia l'autista che gli addetti al carico/scarico delle merci. Dall'altro, il parcheggio di numerosi automezzi può comportare anche il fermo presso le basi di carico/scarico di sostanze potenzialmente pericolose (come combustibili, sostanze chimiche, rifiuti pericolosi), aumentando il rischio di contaminazione.

 

MANCANZA DI TRASPARENZA DEI COSTI DI TRASPORTI (economico):

 

Inoltre, le soste prolungate non solo limitano l'utilizzo ottimale di autisti e mezzi, ma hanno anche un impatto economico non totalmente compensato dall'indennizzo previsto per legge, che i committenti dovrebbero garantire una volta superata la franchigia dei tempi di sosta (il quale, tuttavia, viene raramente corrisposto effettivamente).

Questo costo aggiuntivo si somma alla componente dei costi fissi del trasporto, che attualmente rappresentano oltre il 50% del totale, lasciando solo un 30-50% ai costi variabili di gestione del veicolo e dei suoi accessori.

 

Spesso, gli accordi economici tra committenti e vettori si basano su normative teoriche senza un'effettiva valutazione e conteggio delle soste prolungate. Ciò può causare confusione nella committenza, la quale non riesce a confrontare in modo adeguato le offerte di trasporto di coloro che includono i costi delle attese (che poi non vengono riconosciuti) con chi li richiede come costo aggiuntivo in un secondo momento (anche se la normativa prevede espressamente la possibilità di farlo con l'uso di strumenti come il GPS e il tachigrafo)

 

 

 

CONCLUSIONI e PROPOSTE:

 

 tracciare e monitorare i tempi di sosta: solo una efficace raccolta dei dati sulle soste (il Decreto Dirigenziale MIT 24.03.2011 prevede già che i dati registrati dal cronotachigrafo possano essere utilizzati per comprovare le soste) può permettere di individuare le anomalie e vagliare le soluzioni correttive, da condividere fra committente e vettore; quindi evitare di nascondersi dietro la mancanza di controllo delle basi di carico e scarico (spesso di terze parti) o la difficoltà di avere il personale per registrare il corretto orario di arrivo e partenza;

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ridurre i tempi di sosta (improduttivi per committente e vettore, potenzialmente molto pericolosi): prevedendo piani di carico/scarico attuabili e in linea con le caratteristiche dei luoghi di carico/scarico nonché delle merci, approntando sistemi di comunicazione e controllo appropriati che possano interfacciarsi col vettore e lo informino in tempo reale;

 

dare attuazione a quanto già previsto dall'art. 6 bis d.lgs. 286/05, determinando contrattualmente la franchigia per le soste e riconoscendo l'indennizzo a favore del vettore:

evitando quindi di penalizzare l'impresa di autotrasporto in tutti quei casi in cui la prolungata sosta del mezzo, prima di potere iniziare le operazioni di carico o di scarico delle merci, non sia imputabile all'impresa stessa.

Riteniamo che le proposte di sensibilizzazione sopra siano alquanto semplici ed efficaci, richiedono la volontà di dare un vero slancio ad un settore strategico per il Paese, migliorando le performance della logistica e la sicurezza ad essa correlata.

È auspicabile che questo comunicato possa servire come riferimento, e garantiamo che come F.N.C. continueremo a contribuire con idee costruttive per il bene comune.

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